2° parte
HomeMi presentoPreferitiFotoCollegamentiContattaciNEWSLETTERCorsiPubblicazioniNewsLibri consigliatiCONSULENZECONF.-CONV.TQEMEDITAZIONICORSI DVDsSCUOLAMP3BACHECAINVESTIARTICOLI

 

3° PARTE

 

MED. TERZA ERA 
Scienza e Coscienza 
Guarigione  
Il Destino Sincronico 
Siamo  Santi 
Incontro-Chopra 
Realta' e Illusione 

 

 

 

 

 

 

SECONDA PARTE..............

Le frecce del tempo

 

          Tutti questi apparenti paradossi contengono l’affermazione che il tempo non è quello che ci sembra . Se una scelta che io opero in questo momento può riflettersi in qualche cosa che accadde uno o due anni fa è il passato quello che condiziona il futuro o il contrario? Perché abbiamo la sensazione che il tempo sia come una corrente che scorre in una sola direzione, dal passato verso il futuro, quel divenire di Eraclito, quel fiume nel quale non possiamo bagnarci due volte perché le sue acque sono sempre differenti?

          Gli scienziati sostengono che esistono le cosiddette frecce del tempo, una è quella psicologica e l’altra è la freccia termodinamica. Nell’universo conosciuto anche l’energia fluisce solo in una direzione passando da una forma all’altra per essere alla fine convertita in calore. L’acqua fluisce dai luoghi più alti a quelli più bassi, mai in senso contrario, il calore va sempre dal corpo più caldo a quello più freddo . L’universo intero si raffredda. Soltanto la vita si impegna nel creare ordine.

          Gli elementi chimici disordinati in natura si raggruppano in strutture più ordinate e complesse, cellule, batteri, vegetali, animali, esseri umani e per finire c’è la freccia cosmologica. L’universo che nacque da un punto si espande senza fermarsi.

          Forse però tutto è semplice illusione.

          Se ciò che afferma la quantistica è sicuro, noi abbiamo creato quelle condizioni e il trascorrere del tempo nel senso che conosciamo, dal passato al futuro, sarebbe solo un’illusione per i nostri sensi.

          Per una particella il passare del tempo non esiste. John Wheeler giunse ad immaginare l’universo come una complessa trama di elettroni connessi da interazioni che oscillano indietro e avanti nel tempo. Tutti questi enunciati ci portano su un terreno scivoloso: la magia.

          Si può indovinare il futuro?

          Ma la domanda è stata forse malposta. Se il tempo potesse scorrere all’indietro non avrei bisogno di immaginare il futuro. Devo solo ricordarlo perché ormai è già avvenuto. Ma allora esiste la magia? Se molti fra gli scienziati rifiutano argomenti come la correlazione con i fenomeni paranormali, non significa che non lascino volare la fantasia verso universi che a volte solo uno scrittore di magia o di fantascienza oserebbe ipotizzare.


 

Ancora a proposito del gatto di Schroedinger

 

          Tornando per esempio ancora una volta al gatto di Schroedinger, le interpretazioni presupponevano che l’osservazione collassasse la funzione d’onda e che il gatto uscisse dalla scatola vivo o morto.

          Nel 1957 il fisico Hugh Everett insieme a Neill Graham e Bryce De  Witt completò un lavoro matematico nel quale si prospettava un’altra possibilità ancora più inconcepibile.

          Togliamo il coperchio alla scatola, la funzione d’onda collassa e un gatto vivo per esempio si affaccia sul mondo reale. Ma che cosa è accaduto al gatto morto? E’ sparito?

          No, sta in un’altra dimensione in un altro universo distinto dal nostro. Quando una funzione d’onda collassa, l’universo si divide in due rami, in due universi paralleli. In uno c’è un osservatore che contempla il gatto vivo, nell’altro lo stesso (?) osservatore sta guardando un gatto morto (?). Ciascuno dei due soggetti non sa dell’esistenza dell’altro, però sono convinti che il loro universo sia quello reale. E ancora, ogni volta che uno dei due osservatori effettua una osservazione collasserà una nuova funzione d’onda e i suoi universi andranno a suddividersi in altri due rami.

          Seguendo questa linea di pensiero finiranno per esistere una infinità di universi nei quali tutte le possibilità si realizzano, dove ci sono innumerevoli copie di tutti noi, ciascuna ignara dell’esistenza di tutte le altre e senza possibilità di comunicare tra loro.


 

          Questo mondo della quantistica è uno strano mondo, strano come quello suggerito dalla relatività. Sembra non sia stato mai possibile dimostrare la loro falsità, quali che fossero le prove sottoposte, eppure sono incompatibili fra loro.

          Oggi, il genio luminoso chiamato Hawking è impegnato in un titanico lavoro: armonizzare queste due concezioni dell’universo cioè la fisica relativistica e la meccanica quantistica .

 

          Anche nella sfera personale, più penetriamo nell’universo della psicologia e dello sviluppo spirituale, più scopriamo che le vecchie concezioni alternative spariscono lasciando spazio alle nuove della complementarità. Non siamo più buoni o cattivi: agiamo responsabilmente. Ogni male non è l’opposto del bene ma una forza di resistenza. Tutto è composto della stessa energia, sia bianca che nera, sia maschile che femminile. Il nostro vecchio mondo di oggetti materiali con le sue leggi deterministiche della natura è dissolto e lascia il posto ad un universo di  interconnessioni. Una rete dinamica di sistemi energetici inseparabili come un intero dinamico e non smembrabile che include sempre l’osservatore.

          In questo modo non possiamo più concepire l’idea di parte ed anche noi non siamo parti separate di un intero ma siamo intero.


 

L’ologramma

 

          Nel 1971 Dennis Gabor ricevette il premio Nobel per la costruzione del primo ologramma. Egli dimostrò con un esperimento che ogni parte di foto di un oggetto, qualora posta sotto un raggio laser, emerge ricostruita in modo tridimensionale (un centimetro della nostra pelle rappresenta noi come un ritratto-ologramma). Esperimenti fatti nel campo della medicina (dott. Karl Pribram) sembra dimostrino che il cervello struttura la vista, l’udito ecc. in maniera olografica.

 

          Il fisico David Bhom, vecchio amico di Krisnamurti e acceso sostenitore delle filosofie orientali, afferma nel suo libro “The implicate order” che esiste uno stato non manifesto (ordine non svolto) che è il fondamento su cui si regge tutta la realtà manifesta (ordine svolto). Bohm dichiara che la visione olografica dell’universo è un trampolino di lancio per incominciare a comprendere gli ordini “implicato non svolto” ed “esplicato svolto”. Una nuova nozione di interezza in cui le parti sono considerate in stretta connessione tra loro ed il loro rapporto dipende dallo stato dell’intero sistema. Ciò significa una volta in più che quello che sta in alto è come quello che sta in basso.

          Bhom illustra graficamente la sua teoria immaginando un acquario nel quale nuota un pesce. Una telecamera riprende l’animale lateralmente, un’altra lo mostra frontalmente. Ciascuna telecamera proietta la propria immagine su due schermi. Ognuna di quelle è il pesce ma in senso stretto nessuna lo è. Sono soltanto proiezioni bidimensionali di una realtà che esiste invece in una realtà tridimensionale. Lo stesso accade con la nostra percezione del mondo. Nell’ordine spiegato vediamo oggetti che ci appaiono distinti ma sono illusioni, sono parte di una totalità che integra una dimensione superiore. Il paradigma di Bohm si concretizza nell’ologramma; quando concentriamo la nostra attenzione su un frammento del mondo stiamo osservando tutto da una prospettiva determinata cosi’ come possiamo guardare la totalità “pesce” da una prospettiva laterale o frontale.

 

          La teoria della relatività di Einstein stabiliva che è impossibile per una particella viaggiare ad una velocità superiore a quella della luce.

          Nel 1964 il fisico J.S.Bell pubblicò le prove del suo teorema secondo il quale le particelle subatomiche sono connesse fra loro in modo che trascende lo spazio e il tempo così che qualsiasi cosa avvenga a una particella influisce sulle altre con effetto immediato senza bisogno di tempo per essere trasmesso.

          Da ciò nasce spontaneo un interrogativo: due particelle che qualche volta sono state unite conservano una specie di unione invisibile tramite la quale possono trasmettersi informazioni istantanee, compreso il caso in cui si trovino separate da milioni di chilometri di distanza? Se ricordiamo la teoria del big beng tutta la materia e l’energia che compongono l’universo della quale noi stessi facciamo parte erano concentrate in un punto in una singolarità. Allora forse tutto è unito da questo misterioso vincolo immateriale e istantaneo. E’ dunque logico che siano stati fatti parallelismi tra fisica quantistica e filosofia orientale: “entrando nel samadhi di purezza”, assicura un antico testo indù, si ottiene l’intuizione rivelatrice del tutto che permette di giungere alla coscienza dell’unità assoluta dell’universo.

          Gli effetti di cui parla Bell superano la velocità della luce: si cerca di andare oltre il dualismo onda/particella. Se i fisici scopriranno come funzionano queste interconnessioni istantanee tutto ciò rivoluzionerà il nostro modo di comunicare e di interagire. Potremmo forse comprendere come i nostri pensieri e sentimenti (campi energetici) influiscono sulla realtà assai più di quanto immaginiamo oggi.


 

I tachioni

 

          “Se l’uomo riuscirà a comprendere tutto sui tachioni, l’universo diventerà piccolissimo” (Prof.Recami). Queste sostanze superluminali sembrano essere l’immagine speculare degli oggetti soliti che si trovano però al di là della barriera della luce (spazio/tempo negativo).

           Il Prof. Recami, che ha diretto ad Erice il congresso mondiale sui tachioni, dice in un sua intervista che per ogni tipo di oggetto che sta al di qua della barriera noi supponiamo che ci sia un tipo di oggetto al di là della barriera, ciò secondo me, aggiunge, lo predice la teoria della relatività che abbiamo ampliato e chiamata “relatività estesa”.

          Rispondendo ad una domanda sulla velocità infinita ha infine fatto questo esempio:   “ Immaginiamo una giornata di sole e i raggi che illuminano una persona la quale riflette questa luce….. l’immagine del suo viso è partita dal suo viso ed ha cominciato a viaggiare alla velocità della luce…. la nostra immagine di quando eravamo bambini è partita 20 o 40 anni fa e viaggia verso l’universo a velocità della luce. Noi andando più veloci della luce e superando questa onda sferica, voltandoci indietro dovremmo vedere noi stessi bambini. Quindi in un certo senso viaggiando a velocità tachionica potremmo vedere indietro nel tempo….”.

 

          La dott.ssa Brennan che fu ricercatrice per la NASA presso il Goddard Space Flight Center oggi psicoterapeuta fa una curiosa affermazione: “siamo troppo inclini a considerare le nostre vite precedenti letteralmente come vite fisiche che si sono svolte nel passato in un ambiente fisico come quello in cui ci troviamo oggi. Le nostre vite passate potrebbero aver luogo ora in un diverso continuum spazio-temporale. Raramente parliamo di come le nostre vite future influiscono su quella che stiamo vivendo ora e qui”.

 

          Allontaniamoci un attimo dalla strada della fisica per imboccare una deviazione che ci conduce agli esseri viventi. Gli scienziati sono affascinati dalla misteriosa capacità della materia viva di organizzarsi.           Dopo che un uovo è stato fecondato, nel giro di poco tempo le cellule che erano tutte uguali incominciano a dividersi e a specializzarsi. Alcune diventano polmonari, altre cerebrali ecc. Come fanno a sapere in che cosa devono convertirsi? Perché se togliamo un braccio ad una stella di mare, il frammento poi diventa un animale completo? Come può la struttura dell’iride rigenerare il cristallino estratto chirurgicamente? Il biologo Sheldrake condivide come Bohm l’idea dell’universo olografico in cui ogni parte contiene informazioni del tutto.

          Sheldrake ha suggerito l’esistenza di due campi morfogenetici che sarebbero in grado di generare l’informazione che costruisce la struttura biologica ma anche il comportamento. Il più noto degli esempi è quello relativo alle scimmie nell’isola giapponese di Koshima. Gli studiosi avevano incominciato ad alimentarle con patate che scaricavano sulla spiaggia. In principio le scimmie impiegavano molto tempo a levare la sabbia attaccata finché una scimmia si rese conto di quanto fosse più semplice lavarle nelle acque del mare. Improvvisamente una mattina tutte le scimmie della colonia incominciarono a fare la stessa cosa. Non solo quelle. Anche altre che vivevano su isole lontane e sul continente.


 

Ordine o disordine?

 

          Le ipotesi di Bohm e Sheldrake ci accompagnano verso ad un’altra interessante idea: la teoria dei FRATTALI, un ramo della nuova scienza del Caos. Questa disciplina sta incominciando ad essere applicata su terreni tanto diversi come la fisica, la biologia, l’astronomia, l’economia, la meteorologia ecc. Di ciò Wheeler ebbe a dire: ”nel futuro chi non padroneggia la teoria dei frattali, potrà essere considerato un analfabeta dal punto di vista scientifico”.

          Si tratta di un nuovo apporto alla visione olistica dell’universo: lo studio dei processi apparentemente caotici che si verificano costantemente nel mondo intorno a noi. Con parole del matematico Douglas Hofstader “succede che misteriose forme di caos si trovino in agguato dietro una facciata di ordine e che tuttavia, nel caos più profondo alberghi un genere di ordine ancora più misterioso”.

          Un matematico di nome Mandelbrot che lavorava in un centro di ricerche dell’IBM doveva tenere una conferenza sulla distribuzione delle rendite. Arrivato in aula notò che sulla lavagna qualcuno aveva disegnato un suo grafico. Mandelbrot ebbe un moto d’ira davanti a ciò che sembrava plagio. Ma non era così. Un altro conferenziere aveva disegnato la curva dell’oscillazione dei prezzi del cotone durante un certo periodo di tempo. Non era un caso. Mandelbrot cercò di indagare questa apparente casualità e sottoponendo i dati al computer si accorse di alcune leggi.

          Le variazioni su piccola scala si ripetevano su grande scala. La natura non sembra abbondare di norme, così quando ampliamo o riduciamo la scala di osservazione incontriamo forme simili. Il ramo di una felce è come una piccola felce, così un albero o un nostro albero bronchiale o il contorno di una costa piena di rientranze, di cui un frammento di alcuni metri può sembrare quello grandissimo vista dall’aereo. Il grande ripete il piccolo o viceversa. Le ripetizioni su diverse scale di tempo diventano così ovvie tanto per i prezzi del cotone come per la genesi dei terremoti.

          Mandelbrot capisce ora come la ridotta informazione contenuta in un piccolo gene che si trova all’interno di un seme o di uno spermatozoo, possa produrre esseri viventi di incredibile complessità.

          Naturalmente lì dentro non è contenuta tutta l’informazione; c’è solo lo stretto necessario per generare un processo frattale. Contiene una piccola quantità di informazione un’iniziatore e un sistema generatore che, a forza di ripetere il processo su scale diverse, finisce per dar vita ad un’apparente complessità. Per questo, forse, un feto umano alla fine della gravidanza riassume tutta la storia evolutiva degli esseri viventi. E’ come se la Natura fosse scarsa di norme. Lo stesso è accaduto per la storia della materia.

          Il percorso in questo caso è stato quello di raggrupparsi in insiemi sempre più complessi: elementi chimici, molecole inorganiche, molecole organiche, cellule viventi, batteri, vegetali, animali e uomini.

          Dall’evoluzione Darwiniana, basata su piccoli scambi genetici avvenuti per caso, avrebbe potuto derivare un processo frattale.

          Dice Mandelbrot: “si possono ottenere forme frattali di grande complessità semplicemente ripetendo una trasformazione geometrica e piccoli scambi all’interno di questa trasformazione provocano cambiamenti globali. Ciò implica che una piccola quantità di informazione genetica sia in grado di generare forme complesse ed anche che piccoli scambi genetici possano portare a cambiamenti sostanziali nella forma”.

          Soltanto così è comprensibile che una minima differenza genetica (appena dell’1%) come quella che ci distingue dallo scimpanzè, abbia generato esseri così diversi.

          Ordine e caos, l’universo intero si agita e palpita colmo di innumerevoli travasi di informazione. E’ necessario però che vi sia energia in abbondanza. Prigogine un altro genio contemporaneo, afferma che la vita è originata da strutture dissipate.


 

Entropia creatrice

 

          Il punto centrale sul quale Prigogine ha focalizzato i suoi studi è l’evoluzione dell’entropia, il processo (freccia entropica) mediante il quale l’universo sembrerebbe tendere al logorio, al disordine, all’esaurimento energetico. La scienza ha sempre considerato questo processo come disastroso e lo scenario finale della sequenza termodinamica è stato chiamato “la morte per calore dell’universo”. Le “strutture dissipate” chiamate così da Prigogine sono caratterizzate da un flusso energetico che è sempre nella direzione da maggiore a minore. La benzina si converte in energia meccanica e calore. Nessun processo conosciuto potrà ritrasformare l’energia meccanica e il calore in benzina liquida. Così per il degrado del mondo materiale.

          Col frigorifero possiamo creare il freddo a condizione che venga impiegato una certa quantità di calore. L’ordine implica sempre l’applicazione di maggiore energia. Questo è ciò che la natura sta facendo da milioni di anni ed ha finito per confluire nel punto di massimo ordine: gli esseri umani. E noi ripetiamo questa legge naturale imponendo sempre maggior organizzazione. Da qui la nostra eterna lotta per ordinare la natura con sempre maggiori consumi di energia. Per Prigogine solo le strutture dissipate che si muovono nell’irreversibile direzione dell’aumento dell’entropia sono creative. Solo quelle creano il movimento, la vita e l’organizzazione. In misura tanto più grande quanto più lontano si trova il punto di equilibrio.

          Nel mondo fisico l’equilibrio è desiderabile, ma in un sistema vitale, l’equilibrio è morte. Quando la temperatura di un corpo caldo si eguaglia a quello di un corpo freddo, cessa ogni movimento. Lo stesso accade quando l’acqua cade da un’altura verso il piano. C’è energia, ma non esistono differenze, non esiste flusso energetico che si trasmetta da un sistema ad un altro. Questo travaso è la vita. Prigogine si chiede in che modo questo caos possa dar vita a strutture ordinate come gli esseri viventi.

         Le strutture dissipate hanno anche un’altra interessante proprietà: si auto-organizzano. Le strutture che si auto-organizzano secondo Prigogine sorgono ovunque: nel traffico automobilistico, nello sviluppo urbano delle città, nell’evoluzione politica, nel movimento delle galassie e infine nell’intera dinamica dell’universo. L’incognita sta nel verificare quale comunicazione si stabilisca tra i membri isolati di queste comunità auto-organizzate, siano essi uomini, formiche o nuclei galattici.


 

Fisiologia

 

          Nella fisica e nella chimica vediamo che un complesso di fenomeni che si svolgono nel tempo e nello spazio sono provocati da una causa. Se invece sentiamo battere il cuore pensiamo che esso compia la sua funzione motrice della circolazione e con ciò abbiamo fatto un passaggio anzi un salto senza passaggio. Infatti prima si ammetteva che un fenomeno era prodotto da una causa che per essere tale doveva venire prima dell’effetto.

          Quando parliamo di funzione ammettiamo che il fenomeno avviene per una finalità che dà giustificazione al fenomeno stesso. In altre parole la funzione è una specie di causa che invece che venire prima del fenomeno viene dopo. Così l’occhio si forma in quel determinato modo per poter vedere ecc. Le cause che hanno determinato la formazione dell’occhio non avrebbero senso cioè non sarebbero cause se non fossero coordinate dalla finalità di costruire un organo che possa vedere. La scienza non studia il perché ma il come,  perciò la fisiologia parte da un punto di mezzo che è la funzione e costituisce lo studio del come avviene la funzione degli organi.

          Sembra semplice,  ma se ci chiediamo che cos’è un organo dobbiamo rispondere che è qualche cosa che compie una funzione, quindi la funzione determina l’organo. Il paradosso deve essere messo bene in chiaro in sede di cultura generale onde poter legare le diverse vie della conoscenza in un’unità armonica. Esaminato il concetto di organo è opportuno risalire al concetto di organismo.

          L’organismo viene pensato come un superorgano che ha la funzione di vivere. Infatti un organo è tale solo se lo si riferisce ad un organismo già esistente. Che senso avrebbe un occhio se non si presupponesse che esista un organismo di cui esso fa parte?

          Incontriamo così il grande principio che tutto preesiste alle parti e che queste acquistano la loro qualità di parte (organi) in quanto già esiste la totalità. Ciò dimostra come la scienza sia un mezzo pratico per sistemare le nostre esigenze razionali ma non per conoscere la realtà.

          Superficialmente potremmo dire che la realtà allora è solo un fatto soggettivo (solipsismo). Come arriviamo allora alla realtà obbiettiva (indipendente da noi). Se tocchiamo un oggetto siamo certi che esiste in sé, ma è una certezza soggettiva e se vogliamo renderla obbiettiva ne chiediamo agli altri la conferma e se non c’è pensiamo ad una illusione dei nostri sensi.

          Riflettendo su queste conclusioni, rileviamo come non siamo razionali. Infatti, chiedendo agli altri la conferma, concludiamo che l’oggetto esiste obbiettivamente ma anche che gli altri uomini sono fatti allo stesso modo cioè con le nostre stesse percezioni.

          Il problema è mal posto perché diventa basato sull’esperienza altrui. La realtà esiste in quanto la nostra mente fa parte di una mente umana ed è questa che determina l’obiettività del mondo.

      In genere si crede che le sensazioni riproducono dentro di noi l’immagine di cose che esistono all’esterno e che noi veniamo a conoscere attraverso i sensi.

          La nostra sensazione non è che una rappresentazione simbolica di un quid che noi pensiamo esista all’esterno di noi (esempio il suono).

          Il suono è vibrazione di molecole d’aria cioè movimento e non suono. Questa vibrazione produce vellicamento sui nervi delle orecchie così che noi avvertiamo una specie di solletico chiamato suono ma non per questo le vibrazioni dell’aria sono in se stesse solletico così se una persona ci fa il solletico non pensiamo che le sue dita contengono del solletico che ci viene trasmesso per contatto.

Così sono i colori (sensazioni).

          Nel nostro occhio entrano i fotoni che non hanno nessun colore ma che secondo la loro frequenza vibratoria ci danno la sensazione del colore che non esiste dall’esterno ma come attività del nostro cervello in risposta ad uno stimolo.

Così il sapore.

          Tutte le nostre sensazioni non sono che reazioni particolari dei nostri organi di senso che il cervello traduce in sensazioni.

          Il cervello non si limita a creare questi simboli ma li riunisce, li cataloga, li collega e ne ricava l’idea della cosa. Per queste semplici considerazioni noi dobbiamo concludere che gli oggetti che noi crediamo siano nel mondo esterno sono invece idee della nostra mente.

          L’obbiezione comune è che ci possono essere delle prove scientifiche che ci dimostrano il contrario per esempio la fotografia di un oggetto. Questa obbiezione comune è comunque ingenua. Infatti noi abbiamo inventato la fotografia quando abbiamo trovato un processo che riproduceva su carta la rappresentazione di ciò che i nostri sensi percepivano altrimenti non sarebbe più fotografia.

          Tutti gli strumenti e processi scientifici devono essere tali da darci delle sensazioni cioè qualche cosa che sia percepibile dai nostri sensi. Se avessimo dei sensi elettrici le nostre sensazioni sarebbero diverse ed inventeremmo degli strumenti che riproducessero le stesse trasformazioni simboliche dei nostri sensi. Concludendo con Whitchead ne “La scienza e il mondo moderno”: “così la natura viene accreditata di ciò che non sarebbe dovuto che a noi stessi : il profumo della rosa, la luce del sole, la natura non è che una cosa monotona priva di suono, di profumo, di colore, non  è che il succedersi senza fine e senza significato della materia”

FINE 2° PARTE.

 

 

Mi presentoPreferitiFotoCollegamentiContattaciNEWSLETTERCorsiPubblicazioniNewsLibri consigliatiCONSULENZECONF.-CONV.TQEMEDITAZIONICORSI DVDsSCUOLAMP3BACHECAINVESTIARTICOLI